La vita promessa – la fiction di Rai 1 che racconta l’Italia dei migranti

                            Lunedì 1 ottobre andrà in onda in prima serata l’ultima di 4 puntate della fiction con protagonista l’attrice Luisa Ranieri. La serie racconta la storia di una famiglia siciliana degli anni ‘20, in un’isola la cui più grande ricchezza era ciò che produceva la terra. I Carrizzo, una famiglia di umili origini, lavorano come braccianti al servizio di un barone, assoggettati alla prepotenza del suo capomastro. Dopo la tragica morte del padre di famiglia e il tentato suicidio di un figlio, la famiglia decide di partire per “Nuova York” con la speranza di costruirsi una vita migliore. Partono con la nave da Napoli in un viaggio che durerà per giorni interi in cui lavoreranno, stringeranno amicizie e inizieranno a familiarizzare con la lingua inglese. Arrivata in America, la famiglia Carrizzo dovrà confrontarsi con un mondo diverso, con la diffidenza degli americani nei confronti degli immigrati con la pelle olivastra e con la nuova e pericolosa mafia italo-americana. La fiction, toccante e coinvolgente, racconta la nostra storia, la storia dell’Italia migrante che ci raccontano i nostri nonni, i nostri zii e cugini che per dare un futuro migliore ai propri figli e nipoti decidevano di partire in un viaggio verso una terra sconosciuta, costretti all’arrivo a restare ammassati come animali ad Ellis Island, in quarantena, costretti a subire abusi e visite per valutarne la sanità mentale. Un’esperienza non certo facile che gli immigrati italiani non vogliono ricordare. La fiction ha come sfondo i problemi del nostro paese reduce dalla Grande Guerra: un’Italia unita solo sulla carta, dove il dialetto predomina pressappoco ovunque sull’italiano e le famiglie povere non possono permettersi di mandare i figli a scuola. La seria offre anche diversi spunti di riflessione: l’orgoglio per i nostri concittadini che coraggiosamente hanno deciso di cambiare vita, dovendo fare i conti con numerosi casi di razzismo, ma che con la loro grinta, perseveranza e l’aiuto reciproco che rendeva tanto bella e affascinante la Little Italy di New York, hanno portato la comunità, la cultura e lingua italiana ad essere una delle più amate ed apprezzate al mondo; la serie, prodotta in un particolare momento storico per il nostro Paese, vuole forse invogliare lo spettatore a non giudicare superficialmente chi decide di mettersi su un barcone alla mercé del mare e degli scafisti, motivato probabilmente dalle stesse ragioni che hanno spinto i nostri antenati a lasciare l’Italia. Tutti, anche noi italiani, siamo stati e continuiamo ad essere un popolo di migranti.

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