Sfortunatamente, all’età di ben novantacinque anni, il giorno 5/12/2013, verso le ore 22:30 si è spento un uomo che ha cambiato senza dubbio la storia di un popolo e, sicuramente, sarà ricordato nel tempo: Nelson Mandela.
Nato il 18 luglio 1918 a Mvezo, un piccolo villaggio nel sud-est africano, fin da giovane Mandela, appartenente ad una delle etnie più in vista nel sud-Africa, dovette scontrarsi con la dura vita del villaggio, tant’è che, nel momento in cui si vide costretto a sposare una ragazza scelta dal “capo”, scappò a Johannesburg, dove studiò legge e fu coinvolto nell’opposizione al minoritario regime sudafricano, che negava i diritti politici, sociali, civili alla maggioranza nera sudafricana. Ben presto si avvicinò fortemente all’ African National Congress (Anc), il primo partito fondato (nel 1912) dai neri in Sudafrica. Subito l’operato di Mandela si distinse notevolmente, a tal punto che egli stesso fondò, nel 1961, il braccio armato dell’Anc, l’MK, dedito ad azioni di sabotaggio, piani di guerriglia e addestramento paramilitare. Nell’agosto del 1962 venne arrestato e condannato a 5 anni di carcere per attività sovversive ed espatrio illegale dopo essere rientrato da una lunga missione in Africa e Europa, ma appena nel ’64 sopraggiunse un’ ulteriore condanna, questa volta ai lavori forzati a vita. Dal banco degli imputati, Mandela pronunciò un celebre discorso in difesa del diritto degli oppressi alla lotta armata come ultima risorsa contro la violenza degli oppressori, proclamando nel contempo il suo ideale di società non razzista con uguali diritti per bianchi e neri. Un ideale per cui, affermava, sarebbe stato pronto a morire. In prigione la sua fama mondiale e la sua popolarità aumenteranno, fino a farlo diventare un simbolo della lotta al regime razzista bianco. Inaspettatamente, nel febbraio del ’90, venne annunciata la sua liberazione, e nel 1993 ricevette il Premio Nobel per la Pace. Il 27 aprile 1994, alla fine, si giunse al voto e, di conseguenza alla fine dell’Apartheid. Si trattò infatti delle prime elezioni multirazziali della storia del Paese, da cui l’Anc ne uscì vittoriosa con il 62% dei voti. Mandela divenne così il primo presidente nero del Sudafrica, iniziando un infaticabile lavoro di consolidamento del nuovo assetto politico, sempre minacciato da violenza e intolleranza. Al termine del mandato rifiutò di candidarsi di nuovo alla presidenza. Dopo il 1999 l’anziano leader ha continuato per qualche anno a impegnarsi in cause umanitarie; nel 2004 tuttavia annunciò l’intenzione di ritirarsi per dedicarsi alla famiglia. Apparso sempre più raramente in pubblico e ogni volta sembra più fragile e debole, Nelson Mandela è stato il simbolo dell’ultima lotta dell’Africa nera contro l’estremo baluardo della dominazione bianca nel continente. Un uomo cresciuto nello spietato regime dell’apartheid razzista che oppresse il Sudafrica dal 1948 al 1994; un leader che ha abbracciato e guidato la lotta armata, che ha trascorso quasi un terzo della vita in carcere e ne è uscito come un “Gandhi nero”, oggi non si può far altro che ricordarlo con immensa gratitudine.