Molto spesso dentro la scuola sentiamo la frase “come è cambiata la scuola, mamma mia!”, sentiamo professori che ricordano i loro primi anni di insegnamento in questo istituto con una specie di sorriso pieno di nostalgia, molte volte, incuriositi, chiediamo ai professori cosa c’è di diverso negli atteggiamenti che abbiamo noi da quelli dei loro primi alunni, ma molte volte rispondono con un pizzico di ironia, dicendo “eh, non potete immaginare”. Incuriosita da ciò ho intervistato diversi professori, e in questo numero volevo condividere con voi i pensieri del professor U. Pignatiello, docente di matematica nel nostro istituto dal 1987.
Cosa, secondo lei, è cambiato nel comportamento dei suoi alunni di oggi, rispetto ai ragazzi dei suoi primi anni di insegnamento in questo istituto?
Insegno in questa scuola dal 1987, e quindi da ben 27 anni, voi ancora dovevate nascere e forse i vostri genitori non si conoscevano ancora. La mia carriera scolastica è iniziata ben 34 anni fa, nel 1980, quando la mia età non era di molto superiore a quella degli allievi delle quinte classi (27anni contro 19). In quegli anni la vicinanza di età mi consentiva di comprendere meglio i problemi e le difficoltà degli studenti in genere (ero laureato da appena 2 anni). Ho vissuto, di questa scuola quasi tutto, dai tempi delle aule negli antibagni ai tempi delle LIM aggiornandomi ed adeguando le mie capacità di docente a tutte le evoluzioni tecnologiche solo per aiutare al massimo gli studenti, dedicando loro tempo anche fuori dalle mura scolastiche e non limitando la mia presenza in classe per la somministrazione di noiose lezioni di matematica ma condendo le lezioni con tutto quello che può essere utile a richiamare l’attenzione ed a rendere più piacevoli gli argomenti trattati. Sono, dunque cambiato anch’io insieme agli allievi, forse però la crescita ed i cambiamenti sono avvenuti su piani diversi. Da quanto dicevo innanzi, si evince chiaramente che ho vissuto in questa scuola la maggior parte dei miei anni di insegnamento ed ho visto, mio malgrado, crescere e cambiare le nuove generazioni degli studenti e dei loro genitori. Il comportamento dei discenti cambia di anno in anno e sono solito dire che quelli che vanno via (si diplomano) sono migliori di quelli che arrivano (le nuove classi). In realtà non è il loro comportamento che è cambiato, ma con loro è cambiata anche la società e la scuola stessa, nonché la famiglia cui appartengono gli allievi. A prescindere, dalla mia maggiore disponibilità attuale ad ascoltare le problematiche degli alunni delle loro famiglie ( il nostro anche se non sembra è un lavoro che logora chi lo fa, in quanto il rapporto è non solo con i discenti, ma con le loro famiglie, con i colleghi, con il mondo del lavoro, con la società) il cambiamento che riscontro è sensibile, consentitemi di dirvi che non esiste paragone tra gli alunni del 1987 e quelli del 2014; all’inizio della mia carriera non esistevano praticamente i computer, gli smartphone, i tablet, Twitter, Facebook, WhatsApp, i social network, i banali telefonini e le distrazioni (cose che allontanano il pensiero dallo studio) degli alunni erano solo la TV e la musica (quella vera, non i rap odierni che ti sfondano le orecchie, non rispettano nessuno e hanno alla base il turpiloquio dilagante e non la sana poesia). Esisteva un rispetto ed una educazione nei confronti della istituzione, della scuola, dei docenti, dei bidelli (oggi collaboratori scolastici), della Presidenza, si rispettava tutto e tutti. Ma soprattutto esisteva una voglia di imparare e di crescere insieme. Oggi, nonostante io non chiami più i miei alunni con il loro cognome ma con il loro nome ( e ciò per tentare di familiarizzare meglio) il rapporto, spesso, rimane di distacco e in alcuni casi di indifferenza. I ragazzi di oggi, hanno perso l’abitudine a colloquio [ a meno che non si tratti di argomenti particolari e/o di denigrare o sparlare di qualcuno (vedi Spotted del Pascal)] si esprimono a monosillabi e parlano come se stessero inviando un sms, non riescono più a fare un discorso completo ed a dare per esempio una definizione di matematica usando la terminologia appropriata. Giusto per chiarezza, mi corre l’obbligo di dirvi che quanto sto dicendo è in generale, ogni regola ha le sue eccezioni ed ogni classe ha i suoi alunni che rispetto a quelli degli anni ’80 sono cambiati poco ed in alcuni casi anche in meglio.
Secondo lei, quali sono le cause che hanno determinato questo cambiamento?
In pratica ho già risposto a questa domanda, ma se volete cercherò di essere più chiaro: le cause sono molteplici e vanno ricercate sia nella famiglia che nella società la quale ci consente tutto e ci da esempi sbagliati, e perché no anche nella scuola, è cambiato il rapporto tra scuola, studenti, famiglia, colleghi, etc. I giovani di oggi sono l’espressione della società di oggi con tutti i suoi difetti ed i suoi limiti. Essi vogliono tutto e subito non hanno più la pazienza di aspettare. Hanno fretta di crescere ed uscire dalla scuola, poco importa quale sia la loro reale preparazione per il lavoro e per la vita.
Preferite e/o ritenete più corretto il comportamento dei ragazzi di oggi o quello dei ragazzi di alcuni anni fa? Perché?
Anche a questa domanda la risposta può essere letta tra le righe precedenti. I ragazzi di oggi, hanno i loro pregi ed i loro difetti come i coetanei degli anni addietro, forse sono capaci di diventare anche più cattivi, a volte senza rendersene conto, vedi cyber bullismo etc. spesso però non hanno il coraggio delle loro azioni e si nascondono dietro nicknames. Non sono rari nelle classi episodi di bullismo (più o meno cyber), di intolleranza che negli anni passati io non ricorso si siano mai verificati. Dei giovani di oggi, però non butto tutto, c’è molto da salvare e coltivare, non mancano ragazzi che possono, ancora, essere utilizzati come esempi di sprono a migliorare……..il mondo di domai. E?, per questo che, nonostante tutto, continuo ad insegnare con lo stesso entusiasmo di quando ho cominciato.
Si ringrazia il professore Urbano Giulio Pignatiello per la disponibilità.