Nelle classi 1^B e 1^C è stata presentata, dalla professoressa Sara Santulli, la testimonianza di Antonietta Pilone, una ex alunna del Pascal, che a Novembre ha fatto volontariato nei territori della Guinea Bissau (Africa).
Antonietta non ha semplicemente descritto quei territori, ma ci ha fatto vedere alcune foto scattate da lei che hanno dato significato alle parole che, ogni giorno, ascoltiamo quando si parla dell’Africa.
Mentre le foto scorrevano, cercavo di immaginare la realtà di un adolescente africano: non conoscono la corrente elettrica e quindi non usano la tv, i cellulari, gli asciugacapelli, mentre noi, adolescenti italiani ci lamentiamo perchè non abbiamo un S4 o un IPHONE. I pozzi dell’acqua sono molto lontani dai villaggi e le ragazze fanno anche tanti chilometri per raggiungerli mentre qui sprechiamo l’acqua per cose futili. Non indossano vestiti firmati ma anzi comprano vestiti con poco denaro.
Vivono in case di pochi metri quadrati in cui si dorme anche in 30-40 persone mentre noi cerchiamo la privacy.
I bambini non hanno molto da mangiare in quanto il momento del loro frugale pasto, si svolge con una turnazione che prevede prima di tutto gli uomini, poi le donne e solo sulla poca rimanenza i bambini. Questo viene spiegato perchè la loro vita non ha molto valore, in quanto la morte di un figlio e compensata dalla nascita di un altro; al contrario noi ci ingozziamo di cibi ricchi di grassi, oliosi e pieni di aspartame.
Non possono sempre frequentare la scuola perchè devono lavorare nei campi o devono cacciare animali. Gli uomini possono sposarsi con più donne. Non camminano con le Vans o con le Nike ai piedi ma con ciabatte malridotte o addirittura scalzi. Noi possiamo vivere fino a 100 anni; loro possono morire da un giorno all’altro: la loro età media è 50 anni.
L’adolescenza li non è quel passaggio tra l’infanzia e l’età adulta dove sei ribelle e spensierato ma sono solo anni come gli altri in cui devi pensare a sopravvivere.
Le immagini che spesso vediamo in televisione non sono fedeli alla realtà quindi ringrazio davvero tanto Antonietta e la sua testimonianza e credo che quando raggiungerò l’età giusta partirò anche io per fare il volontario, così da poter vedere con i miei occhi la realtà dell’Africa ed essere utile per quelle popolazioni più sfortunate.”