Interstellar, un viaggio oltre l’immaginazione

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Scienza e fantasia non si sono mai visti così uniti in una pellicola che parte dalla fisica teorica per creare un alchimia che coinvolge lo spettatore dal primo sino all’ultimo minuto del film; non c’è dubbio, i tratti che riprendono 2001:Odissea nello spazio non mancano e come anche Nolan (il regista) afferma di aver preso anche se di poco dal magico cult del ’68; Interstellar ha la pretesa di essere appunto l’odissea nello spazio di Kubrick dei giorni nostri, e non è di certo casuale questo paragone in quanto 2001 non fu capito e tutt’ora non viene capito da tutti e così anche questa pellicola si vuole affermare come un film che non rimane là, nel dimenticatoio, ma è ben più profondo di quanto si possa pensare; Interstellar lascia delle domande dopo che ci si alza dal sedile del cinema; e lo scaltro Nolan questo lo sapeva, con una giusta combinazione di musiche, effetti sonori, colori, inquadrature e dialoghi ben ragionati e ognuno minimamente collegato al precedente; lo spettatore non può che emozionarsi, coinvolgersi e sostare per almeno un paio di minuti per riflettere e pensare su quanto visto. Una grande pellicola che narra una storia che inizia sulla terra per finire in un futuro che ricalca e che ringrazia la vita del protagonista o meglio la figlia; Interstellar vuole e deve essere capito in un quanto non è fine a se stesso, in quanto il suddetto film non è un film di fantascienza, è IL film di fantascienza.

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