QUANDO LA MAFIA C’E’ MA NON SI VEDE.

Non aver parole per descrivere la situazione che la città di Foggia sta attraversando è probabilmente la cosa più tragica e incoerente che si possa pensare. Ma per molti cittadini foggiani questo è il modo migliore per affrontare la notizia che tutti sapevano, ma che nessuno accettava.

Questa nuova “situazione” prende il nome di mafia, o meglio, specificando, di “Società Foggiana”. Ebbene si, la città da un giorno all’altro si è ritrovata con una bella palla al piede, già presente nelle vite dei foggiani, ma tralasciata, trascurata, anche omertosamente.

Eppure, lo scrittore Roberto Saviano twittò, nel settembre dello scorso anno, una frase che presentava all’Italia questa “nuova” mafia, nuova per i mass-media, per gli italiani, ma non per i Dauni, non per i foggiani, che con questa Società ci convivono da oramai diversi anni, ma senza notarlo.

Fino a quella famosa goccia, che fa traboccare il vaso, e che tutti aspettano per svegliarsi e per dare una scossa alla collettività.                     Alle 00.10 del 25 giugno del 2014 la famosa goccia cade nel vaso e fa tanto rumore, tanto da far svegliare un’intera città.

La notte del 24 giugno 2014 diversi camion e tir si dirigono verso il quartiere Villaggio Artigiani, ognuno per una strada diversa, con a bordo alcuni uomini incappucciati e armati di mitra e AK-47, tutti hanno un compito ben preciso, bloccare tutte le strade che permettono di entrare e uscire dal quartiere. Con una organizzazione impeccabile questi uomini chiudono contemporaneamente tutte le vie a loro assegnate: Viale Fortore, il cavalcavia di via Manfredonia, via Leone XIII, via Trinitapoli, la tangenziale 673, tutte bloccate da tir e camion incendiati seguiti da strade cosparse da numerosi chiodi a quattro punte.

L’obiettivo principale era solo uno, il caveau della NP SERVICE, un’azienda che si occupa di trasporto valori, il quale conteneva 15 milioni di euro. Da notare la capacità di organizzazione tale che, alle spalle dell’edificio contenente i caveau, era già posizionato (ben nascosto in un auto rimorchio coperto) un escavatore, pronto all’uso, con il quale i rapinatori sono riusciti ad abbattere le mura dell’edificio, e a distruggere le macchine dei condomini lì presenti. Gli stessi condomini sono dovuti fuggire dalle proprie abitazioni e rifugiarsi più lontano possibile, purtroppo i dipendenti del Quotidiano di Foggia non sono riusciti a fuggire in tempo e sono stati trattenuti e minacciati dai rapinatori. Quest’ultimi, non curanti del fatto che al di sopra dei caveau ci fossero abitazioni, hanno comunque distrutto un’ala della casa e la balconata.

Solo l’arrivo delle forze dell’ordine ha fatto in modo di sfiorare la tragedia, ingaggiando un duello a fuoco con i rapinatori, i quali riuscirono a fuggire tutti.

Il Questore di Foggia, Piernicola Silvis, ha preso in mano la situazione, e il 28 giugno 2014 si è presentato davanti alla Commissione Parlamentare per i reati contro gli amministratori pubblici, presieduta dalla senatrice Doris Lo Moro, e ha denunciato e illustrato alla comunità italiana, il fardello che i cittadini di Foggia sono costretti ogni giorno ad affrontare.

Il magistrato Falcone disse: “L’importante non è stabilire se uno ha paura o meno, è saper convivere con la propria paura e non farsi condizionare dalla stessa. Ecco, il coraggio è questo, altrimenti non è più coraggio ma incoscienza”.

Gli italiani sanno che la mafia è tra loro e impegnarsi ad abbatterla è l’unico metodo per annientarla, impegnarsi anche nelle piccole cose, purché bastino per alzare la mano e far capire a tutte le organizzazioni a stampo mafioso che non si ha paura e che si è presenti per far valere il proprio diritto alla vita e dire: “Io ci sono!”.

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