EXPO MILANO 2015 … IO C’ERO …

Il 31 ottobre chiusura dell’Expo 2015, posso dire “ io c’ero “. Approfittando del ponte di Ognissanti ho avuto la fortuna di essere partecipe al colossale fenomeno che è stato l’Expo 2015.

Una straordinaria struttura che ha presentato diverse sfaccettature di 141 paesi del mondo, con altrettanti padiglioni, dove ogni nazione ha portato il meglio di sé, avendo a disposizione così breve tempo, rapportato alla molteplicità di interessanti cose da vedere. Ho optato per la visita di padiglioni le cui file per accedervi erano “ fattibili “, scartando a priori quelli ( come  il Giappone ) dove vi erano tempi d’attesa che oscillavano dalle 4 alle 5 ore. L’impressione positiva è stata che molti paesi, storicamente “ sfortunati “, hanno fatto passi da gigante per mettersi in linea coi “ grandi “ del mondo. Mi riferisco, per esempio, alla Corea del Sud, che ha raggiunto un’avanzata tecnologia ed uno sviluppo sociale e culturale, che ha portato il paese ad una crescita interna ed estera tale da permettergli di guardare al futuro con gli occhi della speranza. L’Expo 2015 ha puntato l’attenzione sull’alimentazione, osservandola da diversi punti: a partire dallo sguardo dei paesi sottosviluppati, dove il cibo è ancora scarso e vi sono disagi per denutrizione, passando allo sguardo dei paesi in via di sviluppo, dove il cibo serve per vivere, finendo allo sguardo dei paesi sviluppati, dove il cibo è abbondante e vi sono disagi per obesità. Il motto “ siamo ciò che mangiamo “ assume un aspetto reale e tangibile, spingendoci a riflettere per avere un rapporto di giusta misura nei confronti del cibo. I padiglioni dei paesi africani sono, senz’ombra di dubbio, i più colorati ed offrono al visitatore un volto dell’Africa che non è solo, tristezza e povertà, anzi, aleggia una dignitosa allegria, scaturita dalla semplicità delle piccole cose, che forse gran parte del mondo, distratta da continue esigenze, ha perso. Il padiglione dell’Italia, da buon padrone di casa, è il cuore dell’Expo 2015, occupandone la parte centrale, presenta le tradizioni delle diverse regioni del nostro paese. Ogni padiglione ha una diversa forma architettonica: si va da quelle molto semplici e lineari a quelle stravaganti, per finire a certe, veramente difficili da passare inosservate. Che dire di più … esperienza magnifica che lascia il segno, ma come accade, a volte, nei maestosi concerti sfugge la nota stonata. Sono stato testimone di una grande ingiustizia: molti visitatori hanno acquistato il biglietto serale, per godersi l’ultimo “ colpo di coda “ dell’Expo, avendo l’ingresso alle 18; ma purtroppo i padiglioni hanno chiuso alle 17, per dar modo ai vari preposti di partecipare alla cerimonia di chiusura. Gli sfortunati visitatori sono stati bloccati all’ingresso dalle forze dell’ordine; alcuni responsabili dell’Expo li hanno tranquillizzati promettendo il rimborso del biglietto, ma le “ vittime “ ( tra cui molti stranieri ) hanno replicato lamentando diverse spese ( viaggio, soggiorno in albergo e quant’altro ) per essere presenti, per cui hanno inveito con la  frase “ siamo in Italia!” Peccato, davvero peccato che episodi come questi sminuiscano il serio lavoro dei tanti addetti ed ingigantisca la mancanza di professionalità dei pochi che hanno permesso questa “ nota stonata “, concedendo la solita immagine di un’ Italia mal organizzata.

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