La memoria, a volte, gioca brutti scherzi … Ricordiamo un “ tormentone “ estivo di anni addietro, ma, magari, fatichiamo a rimembrare avvenimenti di cronaca che scossero, destinati a cadere nel dimenticatoio, perché sono solo un numero in più, che allunga una lista nera … L’ 8 settembre 1999, un migrante albanese di nome, Hilso Telaray, giovane uomo di 22 anni; decise di rompere un amaro silenzio e di scagliarsi contro le angherie e i soprusi del caporalato terriero, una sorta di sistema messo in piedi dalle organizzazioni criminali che, spesso, regolano, ancora oggi, i lavoratoti agricoli stagionali. Hilso levò la sua voce contro ricatti, sfruttamenti che si concretizzavano attraverso orari disumani, condizioni lavorative inverosimili e salari irrisori. La “ ribellione “ di Hilso non poteva essere accettata e neppure minimamente tollerata, per cui la decisione di assassinarlo fu presa, soprattutto, “ per dare un esempio “, un segno tangibile della superiorità della criminalità. Per non dimenticare è nata l’associazione “ Libera “, pensata e voluta da don Ciotti, per creare una coscienza nuova, non solo nei diretti interessati, i braccianti agricoli, ma anche in ogni cittadino che creda fermamente nei diritti umani. Chiaramente, parallelamente al risveglio delle coscienze, ci si augura che giungano nuove norme, al fianco delle già esistenti, che, con più forza, tutelino i diritti dei lavoratori ed infliggano pene esemplari a chi sfrutta le necessità altrui per tenerlo continuamente a capo chino di fronte ad ogni forma di ingiustizia. Ricordare persone come Hilso, significa incrementare la consapevolezza che “ povertà “ non si identifica con “ indegnità “, poiché vi sono persone che, pur nel bisogno, riescono a trovare la forza di reagire e di alzare il capo; per gettare le basi affinchè vi sia un futuro ed un mondo migliore in cui sventoli, fiera, la bandiera del rispetto.
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