Candela: i beneficiari del progetto SPRAR parte attiva del mercatino di Natale, in memoria delle vittime delle stragi di Parigi

La psicologa Maria Antonietta Tucci: “Diversamente simili: così, la ri-scoperta dell’Altro” …
Anche quest’anno, Candela darà il benvenuto alle festività natalizie con l’ormai noto “Mercatino di Natale”, che si terrà dal 5 all’8 dicembre prossimi.
È un’occasione in cui, ogni anno, piccoli e grandi si ritrovano per condividere il piacere e il tepore di un’atmosfera così tanto suggestiva ed unica, in un villaggio caratterizzato da casette che esibiscono particolarità dell’artigianato e della gastronomia locale.
I beneficiari del Progetto S.P.R.AR. (Protezione per Richiedenti Asilo e Rifugiati) “Free Entry” del Comune di Candela, scossi come tutti da quanto successo a Parigi lo scorso 13 novembre, hanno deciso di dimostrare il loro senso di vicinanza e solidarietà alle vittime delle stragi, partecipando attivamente al Mercatino di Natale, realizzando artigianalmente oggetti che abbracciano i diversi credo religiosi.
I beneficiari del progetto, promosso dal Comune di Candela ed il cui ente attuatore è la Coop. Iris di Manfredonia, sono 30, tra rifugiati e richiedenti asilo e appartengono alle più svariate nazionalità: pakistani, africani, indiani, afghani. Condividono la difficile decisione di essere stati costretti ad abbandonare il loro paese natio, la loro famiglia, la loro cultura, per scampare alle atrocità della guerra o ad altre devastanti situazioni simili.
Insieme, ora, abbracciano la realtà italiana ed in particolare quella di Candela, luogo in cui risiedono.
“Dal loro arrivo ad oggi molte cose sono cambiate – spiega la dott.ssa Maria Antonietta Tucci, psicologa del progetto – descrivere l’andamento o le peculiarità che caratterizzano il progetto è quasi come tracciare la realtà di una ‘famiglia’. Assistere quotidianamente a scene di reciproco aiuto pare essere qualcosa di impossibile o “magico”, se contestualizzato all’attualità del momento che stiamo vivendo. Non c’è più soltanto una solidarietà che impropriamente potrebbe essere definita ‘unidirezionale’, in quanto legame di beneficiari che condividono la stessa appartenenza etnica: ciò che si sta creando è qualcosa che non può passare inosservato.
Vedere, ad esempio – continua – un ospite indiano ed uno maliano organizzarsi insieme per mettersi alla ricerca di un lavoro diventa quasi impossibile, se soltanto si pensa a quelle che potrebbero essere superficialmente le diversità culturali o linguistiche che li caratterizzano. Tutto ciò ha contribuito nel tempo ad abbattere i muri dell’indifferenza e della diffidenza, tessendo così le reti di un proficuo attivismo ed una forte sensibilizzazione anche a livello locale”.
“Significativo – conclude la psicologa – è vedere ragazzi di fede musulmana, indiana e cristiana radunati intorno ad uno stesso tavolo per creare insieme un presepe artigianale.
Ciò che caratterizza questo progetto è, dunque, il rispetto reciproco ed un forte senso di condivisione e solidarietà”.

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