Sabato 18 febbraio sei studenti di Azione Studentesca hanno aggredito due ragazzi di un liceo di Firenze. Un’azione violenta, ingiustificabile e su base ideologica. Come hanno risposto le istituzioni? Con il silenzio. Silenzio da parte della Premier e silenzio da parte del Ministro degli Interni e del Ministro dell’Istruzione.
Questa voce soffocata, questa compiacente inazione del Governo ha provocato e provoca tuttora un dolore indicibile.
All’indifferenza generale di una società di wannabe omologati, di attenti scopritori di verità nascoste per rivelare i complotti più assurdi dei “poteri forti”, degli appassionati di real soap opera come quella più recente che ha visto come protagonisti due noti influencer, di “condannatori seriali” di giovani poco virtuosi che calciano le sacre rose di Sanremo, la dottoressa Annalisa Savino, dirigente scolastica del Liceo “Leonardo da Vinci” di Firenze, non ci sta. Prende tutto il coraggio e la forza di un educatore, e indirizza a studenti e studentesse una lettera, richiamando i valori della nostra Costituzione e sottolineando come proprio in atti di cieca violenza si annidino i germi del Fascismo.
Non si tratta del solito discorso edulcorato che Benigni ci propina a ogni stagione di Sanremo, non quelle parole carine, ma di fatto vuote di senso. Si tratta di uno scritto che realmente parla ai giovani e alle giovani con ardire, con quel vigore che si pensava quasi del tutto deceduto nell’ambiente scolastico, avvezzo al “sissignore” e al “chi me lo fa fare, c’ho famiglia”. Il coraggio di parlare a tutti i ragazzi e a tutte le ragazze, coloro che hanno subito e coloro che agiscono la violenza, proprio come auspicava Pasolini.
Un vero Leader educativo fa questo, non disbriga semplicemente le pratiche burocratiche che scandiscono il tempo dell’anno scolastico.
Ed è stata proprio la lettera a innescare la risposta del Ministro dell’Istruzione, silente di fronte alle aggressioni dichiaratamente ideologiche, furioso contro chi esercita con rettitudine il proprio ruolo di educatore all’interno di una comunità. Minaccia sanzioni, poiché vede nelle parole della Dirigente un rigurgito politico, un atto di propaganda.
Abbiamo letto con grande attenzione quella lettera e consigliamo a ognuno di farlo. Non v’è politica, non v’è propaganda, ma una strenua difesa della Democrazia e della nostra Repubblica – ormai deboli e ammalate – di fronte alla platea più importante: i giovani e le giovani.
Non solo ci associamo al messaggio della Preside Savino, ma ne condividiamo ogni parola, ogni virgola, ogni punto. A scuola non si fa Politica, ma è nostro dovere difendere i valori della libertà, poiché pestare degli studenti che non condividono le nostre idee, non è esercizio di libertà, bensì un vile e pericoloso atto di soppressione della libertà stessa.
Dovere del Ministro era condannare la violenza. Ha scelto, invece, di condannare la lettera della Dirigente scolastica. Ed è questa propaganda politica, quella di Valditara.
A questo punto ci chiediamo: dov’è il “merito” che tanto ha decantato? Nell’obbedire vilmente alla legge del silenzio compiacente degli indifferenti? Nel trasformare strumenti didattici in didattica tout court, di modo da obliare l’importanza e la pregnanza dei contenuti? Ci vuole promotori di prestazioni e automatismi per svuotare le coscienze?
La Scuola non è questo; è baluardo, invece, di coscienza e conoscenza. Non potremmo che perseguire quelle, dando l’esempio, stimolando i ragazzi e le ragazze a farsi scudo, in tempi bui come questo, con la cultura, l’unico spazio solido per costruire un mondo migliore.
Ora, possiamo scegliere se voltare il capo dall’altra parte ed entrare in quella zona che Hannah Arendt ben definì “banalità del male” o, forti del nostro ruolo di educatori ed educatrici, portare avanti e difendere, per le generazioni che verranno, i valori pieni e trasversali della libertà e del rispetto.
Ricordiamo a tutti, anche al Ministro, che l’apologia del fascismo, nel nostro ordinamento giuridico, è un reato, come previsto dall’art.4 della legge Scelba, in attuazione della XII disposizione transitoria e finale della Costituzione. Per cui, essere antifascisti non è fare politica, ma un dovere; ed è nostro dovere (famiglie, docenti, dirigenti, istituzioni, comunità tutta) educare i giovani e le giovani al rispetto della legge, quella che regolamenta l’ordine e l’organizzazione sociale, e quella morale.
Sapremo finalmente essere gli adulti che i ragazzi e le ragazze meritano e di cui hanno bisogno? O continueremo a essere gli sciocchi “adultescenti” distratti da panem et circenses?
«La nostra vita comincia a finire il giorno in cui diventiamo silenziosi sulle cose che contano.» – Martin Luther King