Un orologio di 2000 anni fa

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Il primo orologio solare comparve a Roma al tempo della prima guerra punica, l’anno 263 a.C. e venne dalla Sicilia dalla quale fu prelevato come bottino di guerra, dal console Marco Valerio Messala che lo fece collocare nel Comitium, presso il Foro.

Fino a quel momento aveva funzionato una sorta di orologio “parlante”, ogni giorno infatti l’araldo pubblico provvedeva ad annunciare le principali ore della giornata osservando la posizione del sole rispetto a certi edifici del Comizio.

Bisognerà attendere il 10 a.C. per l’avvento dell’ Horologium Solarium Augusti, costruito nella parte settentrionale del Campo Marzio, ancora totalmente libera.

Si trattò di una meridiana orizzontale, estesa su una superficie di m 160 per 75, pavimentata con lastre di travertino sulle quali mediante liste di bronzo, era tracciato il quadrante solare con le linee delle ore, dei giorni e dei mesi e la rosa dei venti.

A fare da “gnomone”, ossia da braccio indicatore, l’elemento verticale che con la sua ombra doveva segnare le diverse ore del giorno, fu messo un obelisco che Augusto fece appositamente trasportare dall’Egitto insieme ad un altro, quello che dal 1589 si trova in Piazza del Popolo, una volta collocato sulla “spina” del Circo Massimo.

Il Solarium Augusti funzionò come si deve soltanto per una trentina d’anni, poi si guastò a causa di un terremoto o a seguito d’una inondazione del Tevere.

Probabilmente questi tipi di orologi non erano però particolarmente precisi se Seneca con una buona dose d’ironia osservava come fosse più facile mettere d’accordo i filosofi che gli orologi!

La meridiana fu ripristinata da Domiziano; riprese allora anche la funzione di collegare l’ombra proiettata dall’obelisco sull’Ara Pacis, che veniva attraversata da una parte all’altra proprio il 23 settembre giorno della data di nascita di Augusto.

Due pezzi dell’obelisco ormai dimenticato, tornarono alla luce solo nel 1476, ma erano così mal ridotti che quando il papa Sisto V, una settantina di anni dopo, dette incarico all’architetto Fontana di rimetterlo in piedi, lo stesso rispose che era meglio lasciarli stare lì dove erano stati trovati.

La collocazione attuale fu voluta da papa Pio VI nel 1792, che incaricò per l’occasione l’architetto Giovanni Antinori, il quale lo restaurò utilizzando parti della Colonna onoraria di Antonino Pio ritrovata nel 1703.

Il granito della colonna era però d’un colore leggermente diverso per cui le parti rifatte si vedono chiaramente così come alcuni geroglifici che appaiano interrotti a causa delle fratture e dei rappezzi.

L’obelisco è alto quasi 22 metri, che diventano 34 con il basamento moderno di marmo e con il globo di bronzo sormontato da un puntale. Nello stesso globo venne praticato un foro attraverso il quale i raggi del sole avrebbero dovuto proiettarsi a terra in punti diversi a seconda delle diverse ore del giorno segnate sulla pavimentazione della piazza con apposite linee e di selci. Ma la meridiana così ripristinata non funzionò.

@Cristian de Filippo

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