Per una scuola dell’affetto. Messaggio di Mons. Pelvi agli studenti

image_pdfimage_print

«Ero stato un bambino considerato idiota. Fui bocciato in seconda elementare perché giudicato incapace di apprendere. Quando parlo, cercando di insegnare qualcosa, è sempre a lui che mi rivolgo, al bambino idiota che sono stato. È per lui che riduco, sminuzzo, mastico le cose sino all’osso. Nelle persone alle quali mi rivolgo mentre insegno, cerco sempre il volto annoiato e un po’ ebete del bambino che sono stato»: questo testo di Massimo Recalcati ci fa tornare a scuola e iniziare il nuovo anno scolastico con serenità ed impegno.

Carissimo studente,

la scuola è un luogo bello per sapienza e umanità, dove non vedi l’ora di andare puntuale, perché ti stanno a cuore la formazione, la cultura e il rispetto. Nei mesi estivi ti è mancato il gruppo della tua classe, a cui non riesci a nascondere chi sei e cosa ti aspetti dal futuro.

Pur avvertendo la fragilità dell’età, in bilico tra infanzia ed età adulta, tu rappresenti quell’antenna che porta agli adulti sorrisi e speranza nel presente, segnato spesso da affanni e incertezze. Non sei solo e noi adulti abbiamo bisogno dello slancio di fraternità, della tua ricerca di armonia con la natura, della sensibilità artistica e del tuo grande bisogno di comunicare con la musica, lo sport, il digitale e il media.

Se ti facessi la domanda: «perché vai a scuola?», cosa mi risponderesti? Probabilmente ci sarebbero molte risposte, ma si potrebbero riassumere dicendo che la scuola è uno degli ambienti educativi in cui si cresce per avere grandezza d’animo, stupendi ideali, relazioni autentiche, facendo le piccole cose quotidiane con un animo generoso e disponibile, aperto a Gesù e agli altri.

Non preoccuparti, allora, di riempire la testa di nozioni, ma impara a pensare, ascoltando e creando una storia umana fatta di tre linguaggi (cuore, testa, mani).

Carissimo docente,

inizia un nuovo anno scolastico che certamente mostrerà i segni delle difficoltà sinora vissute e richiederà l’impegno che la condizione attuale comporta. Il ritorno sui banchi di scuola, per tante ragazze e ragazzi, sarà un test significativo per misurare la capacità di affrontare con saggezza e ferma decisione questo tempo di pandemia nel quale ancora ci troviamo. Se vuoi un futuro più sicuro, un futuro che incoraggi la prosperità di tutti, è necessario mantenere la bussola, sempre puntata verso valori autentici, desiderando il bene comune.

Sono certo che continuerai ad interessarti dell’alunno che c’è e non di quello che vorresti ci fosse, puntando sulle molte curiosità di ciascuno, rafforzando le motivazioni di chi apprende, offrendo un orizzonte di coraggio. Continuerai a metterti difronte ad ogni studente “in attesa”, senza idee predefinite e trovare i modi in cui possano piano piano emergere le caratteristiche di potenzialità e i limiti che hanno entrambi diritto di esprimersi, perché costituiscono la persona.

E poi, non dimenticare che scuola e famiglia camminano assieme. Gli stessi rapporti con i genitori sono sì di tipo istituzionale, ma sento che possono andare oltre, dando ascolto, accoglienza e considerazione.

Ripartiamo con un’azione sinergica, che può portare lontano e inaugurare processi di trasformazione imprevedibili. Abitiamo il presente dei nostri alunni, non il passato o il futuro. Non lasciamoci paralizzare dall’amarezza delle difficoltà, non concentriamoci sulle incertezze del domani, non lasciamoci ossessionare dai timori per l’avvenire. È il momento di ascoltare i nostri ragazzi per reinventarsi e mettersi in discussione, cogliendo il senso delle cose che veramente contano.

A tutti un augurio di ogni bene!

Post recenti

Leave a Comment