La 27esima conferenza delle Nazioni Unite sul cambiamento climatico è in programma a Sharm el-Sheikh, in Egitto, dal 6 al 18 novembre.
La Cop27 in Egitto non sta andando bene. E la colpa non è solo degli egoismi di alcuni paesi ma anche dell’incapacità dei governi presenti di raggiungere accordi per contrastare il fenomeno del riscaldamento globale.
La scelta di tenere la Conferenza annuale delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici in Egitto, in cui la repressione del dissenso è all’ordine del giorno, si sta rivelando un errore di cui, a pagare le conseguenze, potrebbero essere gli stessi negoziati al centro dell’incontro. Molte delegazioni e organizzazioni di attivisti sono stati tenuti lontano dall’evento, costretti a file interminabili per ottenere un visto d’ingresso al loro arrivo in aeroporto e rimandati indietro senza alcuna spiegazione.
Molti attivisti tra cui anche Greta Thunberg si sono rifiutati di partecipare all’evento, esprimendo vicinanza e solidarietà a tutti i detenuti del paese “ingiustamente arrestati per motivi politici o legati all’orientamento sessuale e al credo religioso”.
Per me è assurdo che eventi così importanti per la vita del pianeta vengano svolti in paesi dove i diritti civili vengano soffocati solo per la smania di potere di pochi. Oggi nel 2022 queste cose dovrebbero essere superate. Invece, così non è.