Sei anni da quel lunghissimo caso di Giulio Regeni. 25 gennaio 2016 quando non arrivano notizie dal Cairo da regeni, l’ultimo messaggio alle 19.41 dicendo alla ragazza che doveva uscire, quello che si sa èche doveva andare alla festa di compleanno dell’amico. Dopo settimane il tre settembre si trova il cadavere del ricercatore su un’autostrada che collegava il Cairo con Alessandria si nota molto velocemente segni di tortura fisiche con più di due dozzina di osse fratturate comprese sette costole e scapole. Giulio aveva anche denti rotti e una serie di coltellate sul corpo, andando a vedere verso la parte del busto si notano anche bruciature e ustioni. L’autopsia rilevò che la probabile causa di morte fosse stata un’emorragia cerebrale. Dopo alcune settimane iniziano le indagini. La polizia egiziana sostiene che la morte di Regeni fosse causata da un arresto da parte della polizia per probabile spaccio di stupefacenti oppure perchè era omosessuale, queste rilevazioni per la polizia italiana sono senza basi così da far nascere sospetto nelle idagini. L’italia cerca di collaborare con le autorità egiziane ma loro rifiutano. Dopo alcuni giorni gli investigatori italiani volano nel Cairo per svolgere indagini. Dopo alcune ricerche la polizia si accorge di alcune lagune buie dove i fatti detti dalla polizia egiziana non combaciano e molte volte le prove sono state eliminate, come il non trovare registrazioni delle telecamere. Passano due mesi dalla scomparsa di Regeni ma ancora niente fino quando il 24 marzo 2016, la polizia egiziana spara quattro uomini accusati di spaccio e aggressione. Durante le indagini, la polizia trova una borsa con il logo della FIGC dove all’interno c’erano alcuni oggetti personali come il passaporto, tessera e carta di credito tutti di Regeni ma all’interno viene trovato anche un cubetto di droga così da fare pensare che la tesi dell’uccisione per motivi di spaccio fosse vera. Ma l’autopsia conferma di non avere trovato tracce di stupefacenti. Così la polizia italiana capisce che gli agenti del Cairo volevano solo calmare le acque così da liberarsi della polizia italiana. Ma in seguito a questo episodio l’ufficio del procuratore del Cairo Nuovo esclude la banda perché il giorno dell’uccisione i quattro si trovavano a cento chilometri dal Cairo, subito dopo la polizia smentisce la sparatoria dei presunti malviventi. 10 dicembre 2020 la procura di Roma con molte difficoltà di collaborazione con gli egiziani chiude le indagini preliminari. Ma dopo alcuni mesi vengono invitati a giudizio quattro ufficiali dei servizi segreti egiziani, tra i reati di cui sono stati accusati non viene inserito il reato di tortura. Nonostante il rinvio del giudizio dei quattro ufficiali risultano irripetibili dal momento che la magistratura egiziana non fornisce indizi. Il processo però viene cancellato dai giudici della III corte di Assise di forma decidono così di chiudere perché non esiste ancora prova che i quattro accusati conoscono il processo. Gli atti d’inchiesta tornano ai giudici per l’inchiesta preliminare che dovranno tenere di notificare gli imputati per il procedimento per poi essere nuovamente a giudizio. Fino ad ora non si sa ancora il perché dell’uccisione di Regeni forse perché aveva scoperto cose che l’egitto non vuole far capire. Ma la verità per Giulio Regeni si combatte ancora dopo quel 25 gennaio 2016.
Daria Di Donato