Il silenzio uccide
Da un confronto con i più giovani è emerso che si è quasi del tutto rassegnati a vivere nell’illegalità, dove i furbi la fanno sempre franca e dove c’è sempre un cavillo che salva loro la pelle. Si vive come in una bolla, assuefatti da un sistema a cui ci siamo abituati, e ci chiediamo e vi chiediamo:” Può il silenzio uccidere più dell’illegalità?” La risposta è “sì!” Si muore ogni volta che si tace, che ci si copre gli occhi e ci si tappa le orecchie. Attenzione il problema centrale è nella mente della società che non si mostra mai collaborativa per timore, per obbedienza o perché non ci riguarda. Ecco che proprio con questo atteggiamento, ci si rende complici e responsabili di azioni che mettono in ginocchio la legalità. È impensabile cedere ancora alla richiesta del pizzo per non finire bruciati con la propria attività, favorire gare di appalto, truccare concorsi: sono questi tutti i figli della cultura marcia dell’illegalità, che da’ sempre più potere alle mafie e riduce il singolo uomo al nulla. Non possiamo, non potete, restare fermi in silenzio: la marcia per la legalità deve diventare l’obiettivo di ciascuno di noi e di voi. Se vogliamo abbattere ogni forma di criminalità, di illegalità o di compromesso, ciascuno di noi deve fare la propria parte.
Intanto occorre partire da un concetto: “Ricordiamoci di non scambiare mai un nostro diritto per una concessione!” Nel diritto c’è sempre il buon comportamento che conduce alla legalità, ma non dimentichiamo che chi ci concede una cosa, a volte, ne chiederà due in cambio. Noi non dobbiamo cedere, dobbiamo essere vigili e pronti ad essere il cambiamento.
Ireneassunta Di Gioia