SSTV: Le immagini viste con le orecchie

Copthorne Macdonald è uno ingegnere e scrittore statunitense nato nel 1936, vivo tutt’oggi all’età di 88 anni. Condusse esperimenti per trasmettere immagini col suono nel 1957, riuscendo a trasmettere un’immagine in bianco e nero di soli 120×120 pixel. Chiamò poi il metodo di condivisione video “Slow-Scan TeleVision” o SSTV. Il metodo venne poi usato dalla navicella spaziale sovietica Luna-3 nel 1959.

9 anni dopo, la Federal Communication Commision, l’organo che regolamenta le trasmissioni americane, permise agli operatori radiofonici inesperti di trasmettere immagini con l’SSTV.

Esistono innumerevoli modelli di trasmissione di immagini, uno migliore dell’altro per quanto riguarda la qualità dell’immagine, anche se nessuno di essi ha una qualità paragonabile a quella raggiungibile ai giorni nostri. L’SSTV è diventato famosissimo sui social, e il modello di SSTV più utilizzato si chiama “Robot 36”, ossia un sistema che implementò la trasmissione di immagini a colori che richiedeva 36 secondi di suono per ricevere l’input completo.

Di solito, tutte le immagini che visualizziamo usano una funzione chiamata “RGB”, secondo il quale, ogni colore in una palette è formato da specifiche combinazioni di rosso, blu e verde(non il giallo). I metodi poco avanzati di Robot 36 usano un metodo chiamato “YUV” per rappresentare i colori.

Le immagini quindi parlano, sia soggettivamente che oggettivamente. La differenza è che uno richiede uno sguardo, mentre l’altro richiede ben 36 secondi.

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