Il 29 e 30 luglio, a Pescasseroli, in Abruzzo, avranno luogo le fasi conclusive della XVII edizione del Premio Nazionale di Cultura Benedetto Croce. Il Premio trova le sue origini nel 2005 e prevede un concorso letterario diviso in tre categorie Narrativa, Saggistica, Giornalismo e un riconoscimento alla Memoria, presso Palazzo Sipari, il luogo dove Croce nacque.
Ideato dal giornalista Pasquale D’Alberto è uno dei premi culturali e letterari più vivaci nel panorama nazionale. Una manifestazione che prende l’avvio all’inizio dell’anno, coinvolgendo 42 giurie popolari, delle quali 36 sono scuole di tutto l’Abruzzo e non solo, in quanto da diversi anni hanno aderito anche scuole della Puglia, della Basilicata, delle Marche, dell’Emilia Romagna e della Toscana.
Perché un Premio dedicato a Croce. L’arte è la prima forma dello spirito teoretico e nello specifico si definisce come intuizione dell’individuale, cioè conoscenza-logica, che ha per oggetto entità singole anziché concetti, e produce immagini. Tesi fondamentale dell’Estetica crociana è l’autonomia dell’arte che fonda l’autonomia dell’Estetica e del Bello. L’arte non è subordinata al piacere o all’utile né al vero né al bene. Ne deriva che l’Estetica non è né utilitaristica né concettuale né moralistica.
L’unico scopo dell’arte è l’arte stessa, ossia la bellezza. La bellezza si definisce come espressione riuscita e il valore dell’esperienza estetica sta proprio nel piacere della bellezza, che ha un carattere contemplativo e disinteressato e viene fuori dalla sintesi a priori tra forma e contenuto. L’arte è, infatti, intuizione pura e intuizione lirica quindi, sintesi a priori estetica di sentimento e immagine; accoglie dal sentimento il contenuto e lo trasforma in pura forma; è liberazione dall’immediatezza e catarsi dalla passionalità.
Benedetto Croce supera anche quel conflitto tra arte classica e arte romantica, affermando che l’arte autentica è classica e romantica allo stesso tempo.
Se l’artista è sempre estraneo alla distinzione tra realtà e irrealtà, indifferente all’utile e moralmente autonomo, l’artista non opera e non ragiona, ma poeteggia, dipinge, canta, il bello naturale non esiste più: esiste solo in relazione alla mente o alla fantasia che lo produce. Benedetto Croce radicalizzando l’idealismo estetico di Emmanuel Kant, sostiene che il bello esiste nel momento in cui avviene l’incontro tra il soggetto che percepisce e l’oggetto che viene percepito.
L’arte è, poi, intuizione ed espressione: una fantasia musicale non è, se non in quanto si concretizza nei suoni; un’immagine pittorica non è, senza una qualche colorazione. Se i verba, parole, non ci sono, non c’è nemmeno la res, il concetto. Il rifiuto di tale identità deriva, secondo Croce, da una cattiva comprensione della tecnica: la tecnica non è insita nell’arte. L’arte è pura teoria, intuizione; la tecnica è costituita da atti pratici ed è guidata da conoscenze.
Ma soprattutto, Benedetto Croce non fa distinzione tra linguaggio e poesia. Il linguaggio è la prima fondamentale forma di espressione: il poeta esprime se stesso, le proprie emozioni, le proprie impressioni. E l’uomo con il linguaggio fa altrettanto. Il linguaggio non è un segno convenzionale delle cose, ma un’immagine significante, spontaneamente prodotta dall’umana fantasia, un segno mediante cui l’uomo comunica con l’altro uomo, supponendo già un’immagine: il linguaggio è creazione originaria dello Spirito.
Millecinquecento ragazzi e ragazze delle scuole medie superiori che, dopo aver studiato, analizzato e riflettuto, indicano gli autori che, secondo il loro punto di vista, potrebbero essere i vincitori o le vincitrici. Il Premio è diventato, nel tempo, qualcosa di più di un premio: è un vero e proprio momento di riflessione culturale per tanti giovani, e a dare un valore aggiunto, anche le persone private della libertà di due case circondariali abruzzesi.
Il finale affidato alla giuria letteraria, presieduta da una grande scrittrice che ha scelto Pescasseroli come suo luogo del cuore: Dacia Maraini. Al fianco di D’Alberto, anche il consigliere regionale Americo Di Benedetto in rappresentanza della presidenza del Consiglio regionale, due docenti di altrettanti istituti aquilani coinvolti, e l’assessore Annino Del Principe.
Il festival si terrà il 29 e 30 luglio 2022 a Pescasseroli. Nella categoria ‘saggistica’ verranno premiati ex aequo ‘Lo stile dell’abuso’ di Treccani di Raffaella Scarpa e ‘Il profumo di mio padre’ di Piemme di Emanuele Fiano. Nella categoria ‘letteratura giornalistica’ ha prevalso ‘ C’ero anch’io su quel treno ’ di Solferino di Giovanni Rinaldi.
Si aggiudica la categoria ‘narrativa’ ‘Maestro Geppetto’ di Sellerio di Fabio Stassi. Il premio alla memoria va a ‘Roberto Calasso’, fondatore della casa editrice Adelphi, venuto a mancare un anno fa.
Il programma del 29 e 30 luglio a Pescasseroli è ricco di eventi: saranno ricordati i settanta anni dalla morte di Benedetto Croce e i cento anni dall’istituzione del Parco nazionale di Abruzzo, Lazio e Molise.
La sera del 29 luglio ci sarà l’incontro con lo scrittore Rinaldi che parlerà del suo libro ‘C’ero anch’io su quel treno’, che racconta la storia di alcuni ragazzi del Sud Italia che subito dopo la seconda guerra mondiale emigrano al nord in cerca di fortuna.
La mattinata del 30 luglio ci sarà l’incontro con la presidente della giuria, la scrittrice Maraini, e nel pomeriggio la consegna ufficiale dei premi.
“Gli scritti vincitori di questa edizione hanno una caratterista particolare, quella di affrontare il tema paterno, come se si volesse dare nuova centralità a questa figura spesso trascurata – ha spiegato Maraini -.
Stessa premura l’ho notata anche nel recente premio Strega: segno che il rapporto con il padre e con la famiglia in generale è in crisi, o sta vivendo una profonda trasformazione. L’altro tema che emerge è la “memoria”, non un caso in questi tempi in cui la guerra è tornata prepotentemente al centro delle cronache.
La memoria, come processo di conoscenza e consapevolezza, è tornata a riaffiorare come elemento, non soltanto fonte di conoscenza e consapevolezza, ma come strumento di resistenza a un modello consumista che logora l’uomo”.
Di Benedetto ha evidenziato l’apporto presente e futuro del Consiglio regionale a questo premio: “L’assemblea regionale non ha avuto solo un ruolo nel finanziare il Premio ma si è mossa attivamente nel supporto alle giurie popolari che vanno a decretare i vincitori. Mi sono confrontato con il presidente del premio D’Alberto sulla volontà di lavorare a un parco tematico su Benedetto Croce, non solo per mantenere viva la memoria di un grande abruzzese, ma per veicolare gli ideali che hanno mosso la sua opera filosofica e letteraria”
L’organizzazione del lavoro, però parte molto prima, a marzo con il fervore delle diverse giurie”, ha detto D’Alberto, sottolineando l’importanza e l’urgenza di “faro conoscere meglio e in modo diffusivo la figura di un uomo importante come Benedetto Croce”, che fu originario proprio di Pescasseroli, filosofo, storico, politico, critico letterario e scrittore, ministro della Pubblica istruzione tra il 1920 e il 1921, quando capo del Governo era Giovanni Giolitti.
@Cristian de Filippo